Gian Luca Gregori
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Emanuele Orsini
“Io parto sempre dal lato positivo perché noi imprenditori siamo sempre positivi: e il dato positivo sono quei 626 miliardi di export che mandiamo in giro per il mondo” Emanuele Orsini a tutto campo nel suo intervento all’Assemblea di Confindustria Ancona a dicembre.
Tanta carne al fuoco: partendo dai 21 mesi di produzione negativa per l’industria, frutto anche di scelte ideologiche europee sbagliate, vedi la crisi del settore automotive che registra un meno 40% di vendita automobili e un meno 23% della componentistica.
Da qui il sostegno forte di Confindustria agli investimenti e due punti cardini: il primo la necessità di intervenire sul PNRR per allungare i tempi di realizzazione dei progetti e il secondo portare avanti le riforme perché rendono più attrattivo il nostro territorio.
“L’imprenditore vuole avere il campo di gioco certo: se abbiamo le righe delimitate noi sappiamo fare il nostro mestiere.”.
E poi la certezza del diritto, l’intelligenza artificiale, il costo del denaro. “Oggi serve che la BCE dimostri coraggio perché a noi imprenditori serve che il denaro costi poco2
Anche il green deal nel suo discorso. “Non vorrei passasse l’idea che l’industria italiana ed europea sia contro l’ambiente: è certificato che l’industria europea è la migliore al mondo sulle emissioni. Produce il 7% delle emissioni mondiali generando il 15% del PIL globale”.
Ma per raggiungere gli obiettivi servono due cose: il tempo e la neutralità tecnologica.
Per finire con l’attenzione alle risorse umane, parlando di competenze, formazione e tutela dei posti di lavoro.
“Non serve lo scontro, serve dire la verità: noi imprenditori teniamo all’industria, teniamo ai posti di lavoro e teniamo al benessere generale”.
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Le radici del futuro: storia di un territorio di talento
Raffaella Calandra
La resilienza e la resistenza delle aziende e della popolazione marchigiana di fronte alla catastrofi naturali raccontate da Raffaella Calandra, inviata del sole24 ore durante il terremoto e le alluvioni
Cosa chiedono le aziende?
Di poter essere messe nelle condizioni per fare al meglio il proprio lavoro, di poter avere gli strumenti affinché loro visione possa trovare un terreno fertile. Significa certezza del diritto, velocità, meno burocrazia, infrastrutture, risposte certe dall’Europa.
In quella volontà di ricominciare subito, c’è una particolare capacità di tener vivo il legame forte e identitario del territorio, ma allo stesso tempo di non trasformarlo in un vincolo, in un limite.
Sul PNRR la giornalista sottolinea come sulle riforme (PA, giustizia, digitalizzazione) si sta andando velocemente (il 60% sono state rispettate) anche se i risultati si vedranno nel tempo, mentre sulla realizzazione concreta dei progetti siamo in ritardo, tanto che alcuni progetti sono stati addirittura de finanziati per il ritardo.
Roberto Giulianelli
Da territorio molto povero negli anni ’50 al miracolo industriale degli anni 70: la trasformazione delle Marche raccontata da Roberto Giulianelli, professore dell’Università Politecnica delle marche nel suo intervento all’assemblea dei Soci di Confindustria Ancona.
Una metamorfosi dovuta a fattori esogeni come la congiuntura nazionale favorevole, ma anche fattori endogeni: fra questi una forte etica del lavoro e il ruolo delle istituzioni intermedie (associazioni, università).
La presenza dei grandi gruppi industriali ha aiutato il territorio a configurarsi come un sistema distrettuale ed è stato indubbiamente un volano di sviluppo: le difficoltà sono sorte con la svolta della globalizzazione e l’ingresso nell’area dell’euro. Ma allo stesso tempo la certezza che ci siano le fondamenta per cui il sistema sarà in grado di intercettare le nuove direttive.
“Negli ultimi 20 anni si è raccontato che l’industria si fosse dematerializzata. Ma sono convinto che l’esigenza di continuare a produrre i beni che hanno costituito la specificità industriale di questa regione continui a esserci. Starà agli imprenditori riuscire a intercettare e tradurre gli elementi di modernità rispettando i cambiamenti in atto, sia digitali che ambientali”.
E dal biografo di Giorgio Fuà la chiosa finale: “Mi piace citare due aspetti su cui Fuà ha battuto. Oltre alla manifattura diffusa e all’industrializzazione senza fratture, lui ha parlato di altri due concetti importanti: la formazione per gli imprenditori (ISTAO è stata una delle prime business school in Italia) e la programmazione economica.”
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Enrico Vita
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Maria Giovanna Gallo | Ufficio Stampa Confindustria Ancona
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