Aggiornamento negoziati accordo di libero scambio Ue – Indonesia

Il testo provvisorio, da sottoporre a revisione legale, è atteso per fine anno

L’avvio dei negoziati per un accordo di libero scambio Ue – Indonesia risale al 2016. Da allora si sono susseguiti 19 round negoziali (l’ultimo si è tenuto a luglio 2024) ma solo ultimamente il confronto tra le parti ha ritrovato impulso, fino ad arrivare ad un’intesa per la conclusione dei negoziati.

Gli elementi più critici al tavolo delle trattative hanno riguardato le restrizioni indonesiane all’export di nickel e quelle europee all’import di olio di palma (di cui l’Indonesia è primo produttore mondiale), giustificate da questioni di sostenibilità ambientale.

Il 13 luglio 2025, la Presidente della Commissione europea e il Presidente indonesiano hanno raggiunto un accordo politico per la conclusione dei negoziati del Comprehensive Economic Partnership Agreement (CEPA), prevista entro l’anno.

La valenza strategica dell’Indonesia sia in termini geografici che economici fa sperare in un accordo finale ambizioso, che miri ad una vera e propria liberalizzazione di uno dei mercati più protetti dell’area indopacifica.

Inoltre, l’entrata in vigore dell’accordo, possibilmente in concomitanza con quello con il Mercosur, aprirebbe al nostro export mercati che rappresentano oltre 400 milioni di potenziali consumatori, rispondendo alla necessità di diversificazione dei mercati di sbocco e di sicurezza economica perseguite attualmente dall’Ue, anche in risposta alle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump che hanno colpito l’Indonesia con dazi reciproci al 19% e l’Ue al 15%.

 

Indonesia partner strategico

L’Indonesia costituisce un mercato importante per l’Ue: quarto Paese al mondo per popolazione (oltre 283 mln), con un PIL di USD 1,39 Tril (stime di crescita al 2025 del 4,7%), rappresenta la 16^ economia globale e la prima tra i Paesi ASEAN di cui è parte.

L’Ue è il quarto fornitore dell’Indonesia (dopo Cina, Singapore e Giappone) e il quinto mercato target del suo export (dopo Cina, USA, Giappone e India). L’Indonesia rappresenta anche un importante produttore globale di materie prime critiche ma è un fornitore ancora marginale per l’Ue.

 

Commercio con Ue e Italia

Per quanto attiene al commercio di beni, negli ultimi cinque anni il saldo sia dell’Ue che dell’Italia risulta quasi sempre negativo. Per quanto riguarda invece i servizi, l’Ue presenta uno storico surplus mentre l’Italia ha una bilancia commerciale quasi sempre in deficit.

 

Commercio Ue – Indonesia (mld di euro)

Commercio ITA – Indonesia (mld di euro)

 

Beni

Servizi

Beni

Servizi

 

Imp

Exp

Saldo

Cred

Deb

Saldo

Imp

Exp

Saldo

Cred

Deb

Saldo

2020

13,29

7,26

-6,03

4,58

1,19

3,39

1,79

1,07

-0,72

0,08

0,09

-0,01

2021

1,68

7,96

6,28

5,16

1,42

3,74

2,42

1,03

-1,39

0,12

0,07

0,05

2022

24,15

9,15

-15

5,91

2,36

3,55

3,68

1,06

-2,62

0,15

0,16

-0,01

2023

18,41

11,31

-7,1

5,72

3,10

2,61

2,48

1,39

-1,09

0,18

0,33

-0,14

2024

17,49

9,81

-7.68

2,16

1,25

-0,91

Il focus sui primi settori dell’import ed export italiano rivela che l’Indonesia è un importante fornitore di materie prime mentre l’Italia esporta soprattutto prodotti ad alto valore aggiunto.

Primi 10 settori (HS2) del commercio Italia – Indonesia (2024, mln di euro)

IMPORT

EXPORT

Oli di origine animale o vegetale

631,5

Macchinari ed applicazioni meccaniche

541,4

Acciaio ed alluminio

282,6

Macchinari elettrici

77,3

Prodotti chimici

254,9

Articoli in acciaio ed alluminio

74,0

Calzature

127,5

Strumenti ottici

45,1

Combustibili

91,8

Polpa di legno

36,3

Materiali preziosi e gioielleria

62,8

Veicoli

34,4

Gomma

60,1

Plastica

34,2

Carta e cartone

56,3

Chimici organici

27,1

Abbigliamento

54,8

Prodotti chimici

25,1

Pesci e crostacei

54,8

Pelli e cuoio

25,0

Secondo la piattaforma Expand, l’Italia ha un potenziale di export inespresso in Indonesia di oltre 400 mln di euro, che potrebbe essere colto principalmente dai settori della meccanica strumentale, dei metalli, dei prodotti in legno, del tessile e abbigliamento. Ovviamente l’entrata in vigore del CEPA amplificherebbe le opportunità per le imprese italiane di sfruttare tale potenziale.

 

Profilo tariffario e problemi di accesso al mercato

L’Indonesia è membro dell’OMC e beneficia del Sistema delle Preferenze Generalizzate dell’Ue (l’SPG è un regime tariffario preferenziale che l’Ue concede in via unilaterale a Paesi in via di sviluppo, grazie al quale circa il 30% dell’import totale dall’Indonesia beneficia di dazi doganali più bassi).

L’Indonesia è un mercato molto protetto: il dazio medio MFN applicato dal Paese è uguale all’8% (5% quello Ue) e appena il 13,3% delle linee tariffarie è duty free (circa il 30% quelle Ue).

Considerando i prodotti più importanti per il nostro export, l’Indonesia presenta picchi tariffari fino al 40% su chimica, farmaceutica, materie plastiche, legno, carta e cartone, abbigliamento, lavori in pietra, acciaio, macchinari, veicoli e strumenti ottici.

In tema di accesso al mercato, si rileva la mancata trasparenza e gravosità delle procedure sanitarie e fitosanitarie per i prodotti agroalimentari, quote di importazione per le bevande alcoliche, problematiche legate alla normativa Halal, elevata complessità burocratica.

 

L’Accordo CEPA

Il testo provvisorio, da sottoporre a revisione legale, è atteso per fine anno. Da quanto si osserva sul sito della Commissione europea, il testo si comporrebbe di 20 capitoli: oltre a quelli relativi al commercio di beni e servizi ve ne sono altri sulla protezione transfrontaliera dei dati, gare d’appalto, PMI, imprese statali, risoluzione delle controversie, energia e materie prime, sviluppo sostenibile, buone pratiche regolamentari, trasparenza, investimenti, sostenibilità alimentare.

Si annuncia un sostanziale abbattimento tariffario e l’eliminazione della possibilità di vietare o restringere importazioni o esportazioni.

In tema di standard sanitari e fitosanitari e barriere tecniche al commercio, si afferma la validità degli accordi OMC in materia e quella dei principali standard internazionali.

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